1946. L’Italia sta alzando la testa dopo una guerra che l’ha devastata. C’è una nazione da ricostruire un popolo da ricompattare. Rimini è uscita dal conflitto con il 35% dei suoi fabbricati andati completamente distrutti. Solo il 2% è stato risparmiato dalle bombe. Le strade sono colabrodi, le infrastrutture praticamente inesistenti. Il desiderio di rinascita è forte e c’è grande fermento, ma non mancano le difficoltà.
Sono i mesi del referendum istituzionale che vedrà imporsi La Repubblica, quando a Rimini nasce la CBR, la Cooperativa Braccianti Riminese; è un piccolo gruppo di uomini motivati a prendere in mano il proprio futuro, che fonda quella che nel tempo diventerà una cooperativa di riferimento per tutto il territorio riminese. L’impegno, la volontà, la tenacia, portano i loro frutti: in pochi anni la CBR diventa punto di riferimento per tanti lavoratori, si afferma ed accredita sul territorio, la base sociale si allarga sempre di più e aumenta il lavoro.

Il lungomare di Rimini, gli arredi dei centri di Riccione, Cattolica, Bellaria, Faenza, Ancona, centinaia di chilometri di strade, la tangenziale di Forlì e il cantiere per l’ampliamento della 14; ma anche i grandi parchi tematici di Oltremare e Mirabilandia, sono tanti segni visibili del lavoro della Cooperativa Braccianti Riminese, ma sono ancor di più quelli che non si vedono, sottoservizi e metanizzazioni in testa.